Estratto dal sito (http://www.betraining.it/index.php) della società di consulenza aziendale BETraining, specializzata nel trasferimento delle competenze.
“L’ignoranza genera sicurezza più spesso di quanto non faccia la conoscenza”. (Charles Darwin)
Avete mai avuto la sensazione che a volte le persone che si proclamano grandi esperti, grandi conoscitori e intenditori di un settore siano in realtà altamente ignoranti? E, soprattutto, non se ne rendono conto?
Nella letteratura psicologica è stato dimostrato come le persone che mostrano le peggiori performance lavorative e universitarie tendono ad essere le meno consapevoli della loro incompetenza. Questo fenomeno è chiamato effetto Dunning-Kruger, e prende il nome dai due ricercatori che pubblicarono, nel 1999, l’articolo: “Unskilled and Unaware of It: How Difficulties in Recognizing One’s Own Incompetence Lead to Inflated Self-Assessments (Senza competenze e inconsapevoli: la difficoltà di riconoscere la propria incompetenza porta a gonfiare la valutazione di sé stessi)”. Questo articolo mette a confronto i livelli di abilità delle persone rispetto alla loro valutazione delle proprie capacità e competenze.
Nel dettaglio i due ricercatori hanno messo alla prova l’ipotesi che ci siano un’associazione negativa tra incompetenza e consapevolezza dei propri mezzi. In quattro studi diversi, studenti della Cornell University (una delle più prestigiose università del mondo), sono stati testati sulle loro capacità di ragionamento logico, sulle loro competenze grammaticali e su test di umorismo. Subito dopo essi dovevano valutare la loro performance. E già qui gli studenti “incompetenti” (con scarsi punteggi ai test) sopravvalutavano le loro capacità. A questo punto veniva mostrato loro il reale punteggio, e chiesto di valutare nuovamente la loro performance, dichiarando in che posizione, secondo loro, si piazzava la loro performance rispetto alla media degli altri partecipanti allo studio. Gli studenti “competenti” (cioè coloro che avevano mostrato buone capacità nelle diverse prove) stimarono accuratamente il loro rango, mentre gli incompetenti continuavano a sopravvalutare le loro capacità rispetto agli altri.
Questo effetto rappresenta quindi un bias, una distorsione cognitiva, per cui le persone non qualificate tendono a prendere decisioni attraverso ragionamenti poveri, per giungere poi a conclusioni errate, ma la loro incompetenza non permette alle loro capacità metacognitive di riconoscere i propri errori. Alcuni lavoratori non qualificati soffrono quindi di una illusoria “superiorità”, valutando le loro capacità al di sopra della media, molto più elevate di quanto non siano in realtà. In opposizione, i lavoratori altamente qualificati possono tendere a sottovalutare le proprie capacità e possono soffrire di illusoria inferiorità (ma di questo effetto parleremo in un altro post).
L’effetto è stato poi replicato sia tra studenti universitari prima di un esame, medici che dovevano valutare la loro abilità di condurre un colloquio clinico, tecnici di laboratorio e impiegati. Una delle possibili spiegazioni di questo fenomeno può essere dovuta al fatto che le persone “incompetenti” non riescono ad imparare dai propri errori. Una delle soluzioni proposte dagli autori è che bisognerebbe dire a queste persone, senza tanti giri di parole, che essi sono realmente incompetenti. Purtroppo il problema è che essi, probabilmente, hanno ricevuto questo tipo di feedback (o magari feedback più velati…) per anni, senza riuscire a farne tesoro. Nonostante le lauree ancora distanti, il disordine sul lavoro ed il fatto che tendono ad irritare le persone che gli sono intorno, gli incompetenti ancora non credono (e non si rendono conto) di essere incompetenti.
E, come disse una volta Bertrand Russell:
“Una delle cose dolorose del nostro tempo, è che coloro che provano certezze sono stupidi, e coloro che sono dotati di immaginazione e capacità di comprensione sono pieni di dubbi e indecisioni”